Elsi, Pepé e l’obbedienza dovuta

Elsi e Pepè e obbedienza dovuta

In una valle verde vieni con me
a vedere cosa fanno Elsi e Pepè.

Vivono tra alberi, fiori ed animali
e le loro giornate non sono banali.

SSST eccoli li vedo arrivare.
Capiamo assieme cosa stanno a fare.

Urla il papà quando torna a casa,
perché di disordine la sala è invasa.

Ci sono pistole, bambole e trenini,
per non parlare di coperte a terra e cuscini.

“Elsi, Pepé che avete combinato?”
strilla il papà parecchio incavolato.

Fan capolino dalla vicina stanza,
la tata e i bambini in concomitanza.

Guardano i tre la sala disordinata,
è quel che resta di un’intera giornata.

“Pepé dovevi farlo tu e non io”.
“E perché mai, Elsi, avrei dovuto io?”

“Magari tata ci poteva dare una mano.
L’abbiamo chiesto ma è stato vano”.

Li fissa ora il papà assai imbronciato
mentre la tata difende il suo operato.

“Caro Giovanni, gliel’ho detto più di una volta
ma l’obbedienza in questa casa non è molta”.

Così la tata si lamenta dei due bambini
che protestano: “No, non siamo così tapini”.

Poi si mettono subito tutto a sistemare
per cercare in qualche modo di rimediare.

Sbuffa il papà assai poco contento
non è bene obbedire per un solo momento.

“State sempre a inventare mille scuse”
insiste la tata con nuove accuse.

“Ma noi siamo grandi e vogliamo capire”
ribatte Elsi pronta a stupire.

“Non possiamo essere come soldati
che senza spiegazioni vengon mandati”

“Magari un po’ vi farebbe bene”
a muso duro il papà sostiene.

“Ok” dicono  allora Elsi e Pepé
“da oggi obbediremo senza un perché”.

Ma quella che sembrava una buona soluzione
si trasforma subito in una non azione.

Perché i due biricchini non muovono un dito
se il comando da mamma e papà non viene impartito.

Non fanno il letto e neppure il bagnetto.
Figurati poi se mettono in ordine il cassetto.

Pretendono missioni e incarichi come i soldati
e che regole d’ingaggio e ruoli siano dettati.

“Ora sian soldati e non bambini
e voi dovete dirci tutto e pure gli affini”.

Pensa allora il papà a come incastrare i due furbetti
e scrive sulla lavagna comandi e precetti.

“Eccovi dunque, cari bambini,  accontentati
voglio che facciate tutto. Sarete di sicuro controllati”.

Criticano Elsi e Pepé quei comandi
sono cose assurde non servizi blandi.

“Ma caro papà come facciamo la luna a prendere
non siamo astronauti nè abbiamo razzi da accendere”.

“E poi andare al centro della terra
è un’impresa degna di una guerra”.

“Elsi, c’è pure da stare chiusi in stanza
senza poter metter per giorni nulla in panza”.

“E’ proprio quello il bello del comandare
che non ti devi preoccupare del come fare”.

ribatte mite il papà con le labbra sorridenti
mentre i figli si sentono due deficienti.

Confabulano insieme i ragazzini
bisogna uscire da questi casini.

L’unica cosa che solo si può fare
è cercare un accordo da stipulare.

Anche perché riflettono i due fratelli
l’obbedienza cieca porta solo macelli.

Meglio obbedire usando il cervello
perché viene bene questo e pure quello.

“Ok, papà, ci hai ben convinti
obbediremo senza sentirci vinti.

Ridacci però la nostra libertà
Noi non vogliamo più questa roba qua.

Ci congediamo da bravi soldati
e ritorniamo bambini educati.

Metteremo in ordine meglio di prima
e ci procureremo la tua stima”.

Abbraccia il papà i suoi bambini
riempiendoli da capo a piedi di bacini.

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