Il signor Sotto Sotto (e la verità che ne deriva) - Capitolo V

Bottiglie di plastica

Cos'è un pile? Sicuri di saperlo?
Anche Ciro ne era convinto, ma si è dovuto ricredere!
Buona lettura
Enza Emira


5. La verità che ne deriva

Il signor Sotto Sotto portava sempre con sé il giornale. Da quando era Ciro ad occuparsi di innaffiare le sue erbe profumate aveva più tempo per leggere. Gli piaceva commentare le notizie assieme a quel ragazzo iniziando così lunghi discorsi su “ai miei tempi non era così…”.
Ciro lo ascoltava volentieri perché mentre quel vecchio parlava; gli sembrava che la sua voce cancellasse il rumore della strada, pulisse l'aria da quel tanfo che ormai si sentiva appiccicato pure ai capelli e togliesse quel velo opaco che ricopriva i colori delle cose.

“Eh, ragazzo mio, - gli spiegò l'anziano signore tra un respiro lungo d'ossigeno ed uno corto d'aria – è la verità che ne deriva che ti dà quest'impressione di pulito. Quando guardi davvero alla realtà delle cose allora tu sai come viverle, come affrontarle”.
Gli occhi di Ciro si fecero piccoli piccoli cercando nel cervello un senso a quelle parole.
Di verità aveva sentito parlare dalla mamma che sempre gli raccomandava di non raccontare bugie per non finire come Pinocchio, ma figurarsi se poi lui credeva a quel burattino lì!
Di verità, anche se spiacevole, gli aveva parlato la nonna, raccontando come l'avesse salvata dal castigo del suo maestro, che poi allora, poverini, li mettevano in ginocchio sui ceci quando facevano qualche marachella!
Di verità relativa gli aveva spiegato suo padre, lamentandosi di come i punti di vista possano essere diversi e tutti validi, ma poi che gran confusione capire che cosa fosse giusto fare!

Ciro, dicevamo, fece gli occhi piccoli puntandoli sul vecchio mentre appoggiava a terra l'innaffiatoio ancora mezzo pieno.
“Oh, io sto parlando della verità delle cose che è sotto gli occhi di tutti sebbene la chiamino con un altro nome”  e aprì la sua giacca sdrucita per tirare fuori dalla tasca interna delle bustine di miele “Tieni – gli disse offrendogliele – le ho prese dal bancone del bar del Gino, tanto lui è ricco e non andrà certo in rovina se gliene ho preso un po'. Lo sai cos'è? E rispondi bene, solo dopo averci riflettuto”.

Ciro si risentì e storse la bocca, non era mica stupido: “Certo che lo so: è miele”.
Il vecchio batté forte il bastone a terra: “È rigurgito di api messo ad essiccare nelle celle degli alveari”. Ciro scoppiò a ridere divertito e disgustato al tempo stesso.
“Che schifo!”
“Eh, che schifo, si fa presto a dirlo. E' pur sempre miele dolce, delizioso e pieno di vitamine” aprì la bustina e lo trangugiò tutto d’un fiato invitando anche il ragazzo a fare lo stesso: “Eh, il più buon rigurgito di tutto l’universo”.

Ciro rise leccandosi le dita perché, nell’aprire la bustina, si era colato tutto quel dolciume sulle mani. “E mica è l’unica cosa! Per esempio quella roba là che indossi, sì quello rosso!”.
Ciro si lisciò il pile smanicato che gli aveva regalato la mamma.
“E che c’entra?”
“Che cos’è?” gli fece il vecchio stringendo le labbra con aria divertita.
“Un pile”.
Il signor Sotto Sotto batté il bastone ancora una volta a terra.
“Ah, allora non ascolti: dammi la giusta risposta”.
Ciro si guardò il giacchino interdetto.
“Si tratta – disse il vecchio sbuffando - di bottiglie di plastica triturate, trasformate in filato e intrecciate come un tessuto. Un tempo ci hai bevuto la coca cola ora te lo metti addosso”.

Il ragazzo sgranò gli occhi: “Fatemi un altro esempio” sibilò.
“Le tshirt di cotone è come dire fatte di fiori, fiori della pianta del cotone o i maglioni…”
“Fatti di  lana che è poi il pelo delle pecore brrrr fa impressione” gli fece eco Ciro.
“Bravo, ci metti un po’ ma poi ci arrivi” chiosò il vecchio sistemandosi il tubicino nel naso.

La verità vista in questo modo poteva essere divertente, pensava Ciro finendo di innaffiare le aiuole,  e tutto aveva un senso completamente diverso.
Ci pensò su per ore, a partire dalle auto rumorose che si affollavano al semaforo della piazzetta frementi di ritornare a casa. Le auto. Le auto erano polvere di ferro mista a petrolio  e il petrolio piante antichissime marcite sotto terra e la terra era fatta di rocce fatte in diverse quantità – eh, sì, il giochetto del signor Sotto Sotto l’aveva spinto ad aprire l’enciclopedia Treccani di papà esposta in bella vista nello studio – di  ferro, ossigeno, silicio  e magnesio.
Ferro e ossigeno che viaggiano nel nostro sangue e sono parte di noi.
“Oh incredibile!” esclamò di cuore Ciro correndo alla finestra a guardare il vecchio che lasciava la sua panchina per tornare a casa. “Signor Sotto Sotto, lo sa che siamo fatti della stessa materia della terra?” mormorò accompagnando queste parole con un gesto di saluto per quell’eccentrico signore.

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