Il bosco e la bambina (parte I)


Bentornati, ecco un nuovo racconto.
Sarà in due puntate. Spero vi piaccia.
A chi  fosse interessato, segnalo che di questo racconto ho fatto anche una versione teatrale per bambini.
Scrivetemi se vi incuriosisce.
Buona lettura!
Enza Emira



Ai piedi di Colfosco, tra i boschi delle Dolomiti, c’è un piccolo ruscello dall’acqua trasparente e fredda, un ruscello a tratti ghiacciato d’inverno e a tratti secco d’estate. È la dimora della ninfa Cristallina, spirito di bellezza e amicizia che custodisce e protegge i boschi di queste montagne.
Cristallina è una ninfa saggia e giusta e tutti, alberi e animali, la rispettano e l’accolgono con gioia quando va a fare loro visita. Dove passa Cristallina nascono fiori e spuntano nuovi germogli e non c’è bosco che non attenda con ansia di vederla per ospitarla tra i suoi rami e la sua terra e vedersi rivestito tutto di verde nuovo e colori. Ma non sempre è stato così, c'è stato un tempo, di cui ancora si mormora tra questi rami, in cui un bosco si ribellò e non volle accogliere i doni che Cristallina portava con sè.

Accadde molti anni fa, non molto lontano dalla dimora di Cristallina. Era da poco arrivata la primavera e la ninfa stava andando a trovare i suoi amici boschi della vallata. Non aveva neanche fatto il giro del Sella che già una sgradevole voce la raggiunse. Raccontava il vento che a nord sulle pendici della Marmolada un bosco s’era chiuso in sé e non permetteva a nessuno di entrare.
"Neppure gli animali erano, poverini, potuti, tornare alle proprie tane" riferiva lieve il vento.
Le nuvole aggiunsero che dall’alto avevano visto il sole litigare con il bosco perché non gli concedeva di filtrare tra le foglie. Mentre la luna s’era così stizzita perché di notte non ne poteva illuminare le cime d'albero che quasi s’era ammalata, tanto livida era diventata.
"Qualcuno deve fare qualcosa" sottolineava il vento e gli uccellini subito: “Cristallina solo tu puoi farlo ragionare. È un bosco testardo, ma tu sei saggia e dolce, magari riesci a convincerlo”.

Cristallina volentieri andò a parlare con quel bosco, sicura che avrebbe facilmente risolto la questione. Ma il bosco era troppo vanitoso, pieno di sé e convinto di non aver bisogno di nessuno  che non volle neanche stare a sentire ciò che Cristallina aveva da dire. Il bosco chiuse i suoi rami a mo’ di cerniera e dichiarò che non avrebbe mai più fatto entrare nessuno, non avrebbe permesso a nessuno di rovinare la sua bella veste, di disturbare la sua somma quiete, di calpestare i suoi meravigliosi prati. Cristallina gli fece notare che un bosco che non può essere abitato o visitato, non ha più nessun senso.
 "Un bosco che non accoglie le stagioni è contro natura" diceva "Il rischio di rovina per te è altissimo".
Ma niente, il bosco si riufiutava di ascoltare.

“Sono unico e maestoso – ripeteva – nessuno è degno di calpestare la mia terra boscosa”

“Nessuno può vivere per conto proprio – ribatteva Cristallina sempre più preoccupata mentre un leggero vento incomiciava a incresparne le vesti – il mondo è stato creato perché tutti gli essere viventi vivano assieme in armonia e amicizia”.

“Non ho bisogno di nessuno”

“E gli animali, gli uccelli, la luna, il sole?” chiese Cristallina con voce tuonante come se una tempesta le stesse agitando il cuore.

“Sto bene così, ninfa, smettila di scocciare. Lasciami in pace, voglio stare solo, solo solo... se no…” rispose minaccioso.

"Se no? - chiese irritata la ninfa mentre un vento burrasscoso le sconvolgeva i capelli - Mi sembra che hai bisogno di una lezione, una vera lezione di solitudine. E sia! Ti accontenterò – aggiunse Cristallina abbandonando tutta se stessa alla tempesta che ormai si era alzata – ma non dirmi che non ho cercato di farti ragionare”.
Tese le mani al cielo, le giunse e lasciò che scorresse via dalle sue palme un sottile rivolo d’acqua. Blillava come una scascata di diamanti e non appena ebbe toccato il terreno si gonfiò. Crebbe come un'onda del mare. In un battibaleno il bosco si trovò circondato dall’acqua. Ne fu sommerso come durante un uragano. L'acqua si annodò attorno ai rami, alle radici. Riempì i prati  e sommerse i cespugli. Un turbinio blu vorticoso e violento trapassato da fulmini e saette. Fu come se tremasse tutta la terra.
E quando la tempesta finì del bosco non vi era più traccia. Nessun ramo, nessuna radice, nulla.
Sulla rena c'era solo una piccola panciuta bottiglia di vetro, una boccettina verde che Cristallina raccolse con molta delicatezza. Dentro, incredibile a dirsi, c’era intrappolato il bosco, tutto il bosco vanitoso.
La ninfa portando l'ampolla agli occhi, fissò il bosco: “Ora, sì, sei per davvero solo, solo, solo. Proprio come tu volevi. Ti auguro di essere felice lì dentro.  Come tu dicevi. Casomai però ci ripensassi, ricorda che potrai tornare libero solo quando mostrerai vero amore per qualcuno. Capito? vero amore per qualcuno. Ora ti affido alle acque del mio ruscello e che la fortuna ti assista”.  E lasciò che piccoli flutti portassero via con sé quel piccolo recipiente di vetro.

Così il bosco chiuso in bottiglia si ritrovò a navigare tra le onde del ruscello, arrivò  dopo qualche ora al fiume e da lì, dopo qualche giorno, si ritrovò in mare.

Quel viaggio, all’inizio, gli sembrò divertente. In fin dei conti a un bosco non capita tutti i giorni di andarsene in giro per il mondo e addirittura navigare in mare. una opportunità unica. Ma poi, a lungo andare, la punizione di Cristallina si rivelò in tutta la sua durezza quando si ritrovò in mezzo ai marosi e per settimane, mesi, il bosco non vide altro che cielo e mare, mare e cielo. Era solo come aveva sempre sognato ma era terrorizzato da tutto quel silenzio. Pensò alle sue montagne, al Sella, alla Marmolada. Lassù era piena estate e i boschi si stavano sicuramente divertendo a giocare con il vento a dondolo e con le stelle a nascondino. E lui in mezzo al mare, in balia delle onde... forse per sempre... Quella notte pregò perché gli fosse concessa un’altra occasione; perché potesse a vivere da bosco; perché il suo cuore si aprisse. Pregò, pregò, pregò e alla fine si addormentò. Di un sonno lungo e lento. Lento come lento era ora il procedere delle onde.

(Ti è piaciuto? Qui trovi la seconda parte. Buona lettura!)

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