Il signor Sotto Sotto (e la verità che ne deriva) - Capitolo IV


Ed ora cosa farà Ciro? Riuscirà a evitare l'ira del signor Sotto Sotto?
Ecco il prosieguo dell'avventura.
Enza Emira


4. Il patto

Il giorno dopo Ciro si tenne molto alla larga dalla panchina.
Palleggiava qua e là con il suo nuovo pallone. Era l'ennesimo regalo di consolazione da 'trasferimento forzato' di papà.
Palleggiava, dicevamo, facendo il perimetro della piazzetta senza mai però avvicinarsi al centro. Il signor Sotto Sotto lo osservava e grugniva ogni volta che ne incrociava lo sguardo.
Ciro allora cercava di ignorarlo. Si girava sui tacchi e continuava a palleggiare. Ma che fatica!
Praticamente giocava in mezzo alle macchine. Faceva dribbling tra auto, moto e persino biciclette. Tra le parolacce dei conducenti, i gestacci dei ciclisti e lo strombazzare dei motorini.
Palleggiava e palleggiava. Poi ogni tanto, senza farsene accorgere, buttava un occhio a quel vecchio scorbutico che ora in ginocchio davanti all'aiuola armeggiava con pala e zappetta. Una distrazione fatale che gli fece perdere il pallone e l'orientamento. Così Ciro finì per tagliare la strada ad una cinquecento guidata da una signora con la messa in piega appena fatta.
SSGR L’auto frenò.
E Ciro balzò all’indietro cadendo rovinosamente.

“Va’ a giocare da un’altra parte” strillò la signora agitando la testa arruffando così la frangia ben pettinata.
Ciro si rialzò fissando l'auto che ormai già sgommava all'incrocio.
Maledisse l’asfalto perché gli aveva grattugiato i palmi delle mani.
Poi si ricordò del pallone.
Non era accanto a lui, non era neanche dall’altro lato della strada.
Trionfava, ahi ahi, così nuovo fiammante, sotto la scarpa del signor Sotto Sotto che lo mandava avanti e dietro come se volesse massaggiarsi la pianta del piede sorridendo divertito.

“Datemi il pallone, per favore” chiese Ciro tutto timoroso mentre si avvicinava alla panchina. L'uomo fece scivolare il pallone in avanti. Lo raccolse per metterselo sotto il braccio grugnendo.
Era evidente che non voleva cederlo con un semplice 'per favore'.
“Mio padre si arrabbierà, è nuovo e non posso non riportarlo a casa” insistette pregandolo.
Il vecchio si sistemò la cannula dell'ossigeno, si sedette sulla panchina e portò il pallone in grembo. Poi incominciò a tamburellarvi sopra con le dita. Senza dire una parola.
“Vi prego magari vi sto antipatico ma cercate di fare uno sforzo” s'accorò il ragazzo stringendo gli occhi per intenerirlo.
"Suvvia siete stato anche voi bambino" continuò implorandolo.

Il vecchio tirò su dal naso tutto l'ossigeno che poté.
“Mmmmh ed io che ci guadagno?” disse come se pensasse tra sé e sé.
Ora Ciro era un ragazzo sveglio, anche lui s'era posto  e aveva posto quella stessa domanda quando i suoi genitori gli avevano detto del trasferimento. Così alla fine, tra un rimbrotto e una lagna, c'aveva ricavato la playstation e tutti quei giochi nuovi. Perciò sapeva che cosa intendesse quel vecchiaccio.
Mise le mani sui fianchi e rilanciò. 
“Potrei, che so, innaffiarvi l'aiuola per qualche giorno. Ho visto che la fontanella è un po' lontana e voi non siete più tanto giovane”.
“Sei insolente e villano"
Ciro strizzò gli occhi facendosi piccolo piccolo.
"Però - continuò l'uomo -  riconosco che sotto sotto sei intelligente”.
Poi mugugnò: “Facciamo per un mese e io ti restituisco la palla, due e ti faccio giocare in questa piazzetta, sotto il mio controllo però”. 
Tacque e tese il mento in avanti.

Ciro ci pensò su per un attimo: non era un buon accordo ma c’era poco da discutere con quel vecchio brontolone, così si risolse ad accettare il patto.
"L'innaffiatoio è qui" fece il signor Sotto Sotto tirando da sotto alla panchina un secchio di alluminio zincato.
Ciro prese il recipiente e arrivò alla fontanella in quattro passi.
Il ritorno fu ben più lento, l’innaffiatoio era pesante e perdeva un filo d’acqua che lasciava la scia.
La portinaia appoggiata al grande stipite d'ingresso del palazzo vedendolo passare scosse la testa.
“Ti sei fatto incastrare” gli mormorò ridendo.

Commenti