Buonanotte, con le mani

Mani di bimbo che disegnano con gessetti colorati

Allora si parte!
Questa è una storia per i più piccoli, un modo divertente per imparare i nomi delle dita.
Buona lettura.
Enza Emira


"Il palmo e le dita.
Il palmo, le dita e le unghie.
Il palmo, le dita, le unghie e le nocche.
Il palmo, le dita, le unghie, le nocche e il dorso.
Che cosa manca, secondo te?"
Chiese la mamma sfregando le mani con delicatezza. Faceva sempre questa domanda prima di lasciarla dormire.
Agata sorrise dal suo lettino rosa fissandola negli occhi:
"Solo il polso. E poi i nomi".
"I nomi di cosa?"
"Di tutte le dita. Dai presto dimmeli".

La mamma battette i palmi portandoseli alle labbra.
"Dunque - disse con tono da esperta - il primo si chiama pollice. È il più piccolino ma, attenta,  perché è il più saggio".
"Perché?" intervenne impaziente la bambina arricciando il naso.
"Perché sa sempre cosa fare ed è l'unico dito che ci permette di afferrare".
"Così?" fece Agata stringendo il suo tigrotto di peluche, bianco e grigio, senza il quale non dormiva mai.
"Sì, proprio così" le disse la mamma imitandola.
"Sai è il pollice che ci rende speciali. Ci fa distinguere da tutti gli altri animali. Perché ci ha permesso di progredire trasformando gli uomini da abitanti della terra a padroni del pianeta".
"Davvero? e come?" chiese curiosa la bambina agitando i piedini sotto al piumone.
"Perché con il suo aiuto abbiamo costruito tutto creando oggetti e armi, facendo di noi umani dei cacciatori, dei guerrieri e degli agricoltori"
"Oh, oh" fece Agata immaginandosi con una bella pelliccia da primitiva, una lancia tra le dita e un osso per fermare i suoi capelli ribelli.
"E poi?"
"E poi con il pollice si può fare molto" aggiunse la mamma inarcando le sopracciglia.
"Puoi dare l'ok e rassicurare il mondo.
Puoi votare: lo tieni in su per dire di sì, lo giri in giù per dire di no.
E poi puoi schioccare le dita. Su prova non è una gran fatica".
Agata subito ci si mise d'impegno tirando il braccio fuori dalle coperte.
Ma quello schiocco non voleva venir fuori. La qual cosa le fece così arrabbiare che si fece tutta rossa sulle gote, sul naso e alla boccuccia.
"Ma non ti venga in mente di usare il pollice come ciucciotto! Sei grande e non può esserti poi di così gran conforto".
Agata sbuffò stringendo a sé il pupazzetto: "E poi? e poi? raccontami ancora".
 "E poi il pollice serve pure nei modi di dire. Per esempio c'è chi ha il pollice verde".
"Intendi verde, verde?".
"Sì verde, ma non perché abbia le mani colorate. Solo perché è bravo a curare i fiori e le piante facendole crescere forti e rigogliose".
"Oh, capisco. E dimmi del secondo dito" fece la bambina agitandolo come un vermicello.

"Il secondo dito si chiama indice. Lo usi per mostrare qualcosa, per dire è là oppure è qua. Prova a contare quante volte ti serve in una giornata".
"Un mucchio o forse due".
"Giusto. E sai perché? - chiese la mamma sorridendo- Perché assieme al pollice è quello che lavora di più".
Allora la mamma si mise l'indice alla bocca.
"SST SSST, ti dice di stare in silenzio.
NO, NO, NO, ti nega il permesso.
TOC TOC,  ti segnala se sei un po' picchiatello!
MMMMH, sulla guancia ti dice che è buono!
Ma a te, SGRAF SGRAF, lo so, che piace usarlo per esplorare il nasino. E non è cosa da beneducati!"
Agata abbassò gli occhi un po' vergognandosi perché con il suo piccolo indice puliva sempre il suo salottino.

Così per uscire dall'imbarazzo disse con tono squillante: "E il medio? il medio invece è il terzo dito, giusto?".
"Brava, la mia piccina. Sta là tra tutti perché è un gran collaboratore visto che aiuta sempre le altre dita a completare l'operazione. Me lo diceva sempre la mia nonna Rosanna che mi ripeteva ogni volta questa filastrocca. Prese la mano di Agata. Ne aprì il palmo e con l'indice incominciò a disegnarvi un piccolo cerchio.
"Ah, ah, che solletico - fece Agata stringendo il pugno - ma che combini, mamma?".
"Dai, apri questa mano - la esortò la mamma - che ti racconto una piccola storia".
La bambina lentamente aprì il palmo. E la mamma incominciò:
"In mezzo ad una fontanella
sta lì una paperella.
Il pollice l'ha vista.
L'indice l'ha catturata.
Il medio l'ha cucinata
per l'anulare che l'ha mangiata"
"E il mignolino?"
"Al mignolino, niente"
"Proprio niente?"
La mamma annuì.
"Oh, poverino - si rattristò Agata e protestò - non è giusto, non è bello essere tradito dai propri amici".

"Oh, non temere che mignolino fa i dispetti a tutti. Se ne approfitta perché  ha sempre l'anulare, il quarto dito, che poi gli dà una mano. Pensa solo a quando le mani stanno sui tasti di un pianoforte a suonare. Me lo ricordo bene che fatica correre al do maggiore con le ultime due dita. E le bacchettate sulle nocche della mia maestra che mi ripeteva: esercizio, esercizio".
La bambina fece un'espressione impertinente pensando alla sua mamma in frack, seduta davanti ai tasti bianchi e neri di un pianoforte a coda. Poi iniziò ad intonare questa filastrocca:
"Le dita e il palmo
le unghie, le dita e il palmo.
Le nocche, le unghie, le dita e il palmo.
Le nocche, il palmo, le dita, le unghie e il dorso.
Che cosa manca?"
"Solo il polso" rispose la mamma rimboccandole le coperte "Ma è ora di dormire".

"Sì ma ci mancano ancora i nomi delle dita: pollice, indice, medio, anulare e mignolo. E poi, te ne prego, non finire qui. Raccontami ancora qualcosa. Suvvia, ancora cinque minuti" pregò Agata congiungendo le mani.
La mamma allora prese la sua sinistra e si mise a studiarne il palmo.
"Che guardi?" le chiese la bambina.
"La linea della vita".
"Qual è?".
"È quella che parte tra il pollice e l'indice e scende dopo una bella curva fino al polso".
"Oh, e sarà lunga la mia vita?".
"Di sicuro, lunghissima e piena di cose belle".
"E poi che cosa vedi?".
"La linea della ragione che si ferma al centro del palmo. E sopra - la vedi? - c'è quella del cuore".
"Ma a cosa servono tutte queste linee?"
"A farti sognare e, soprattutto, a ricordarti che il futuro è nelle tue mani. Ora dormi, tesoro. Buonanotte".
"Buonanotte , mamma" rispose Agata con la voce e gli occhi già rapiti dal sonno "Buonanotte, con le mani".

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