OH OH wurstel e patatine! - Capitolo III

Piatto di zuppa di ceci

Ciao a tutti. Ecco l'ultimo capitolo. Continuano i gustosi pasti a base di wurstel e patatine. Ed ora che cosa succederà Valentina?
Buona lettura
Enza Emira



03. "Oh, non di solo wurstel..."
Lunedì.
Con questa storia del “mangio solo il mio piatto preferito” divento molto popolare a scuola.
Per la verità è merito di Marta che ha raccontato a mezza scolaresca quello che è successo a casa mia. Morale della storia mi guardano tutti con ammirazione tanto che alcuni fan - lo so non ci potevo credere neanche io che hanno fondato un Valentina w&p (che sta per wurstel & patatine) fan club - si fanno coraggio e chiedono di scambiare la loro merenda con il mio panino: yogurt in cambio di w&p. Ovviamente cedo volentieri: 
a) perché non si deludono mai i fan
b) perché tanto mangio wurstel a pranzo, cena e colazione.


Martedì.
Stasera la mamma mi chiede come va.
La guardo come fosse un marziano.
“Meravigliosamente” le faccio mentre mi godo Claudio alle prese con la vivisezione di un carciofo.
“Oh” mi fa lei “vuol dire che bisogna pazientare ancora un po'” e ridacchia cercando lo sguardo di papà.
Certe volte sono proprio strani questi genitori.

Mercoledì.
Faccio un calcolo aggiornato: finora ho mangiato circa una cinquantina di wurstel e un paio di chili di patatine.
A proposito devo dire a mamma di prendere il ketchup che è praticamente agli sgoccioli.
Poi Marta mi dice: “Ci viene al Macdonald's oggi?” - ogni tanto ci andiamo per fare due chiacchiere in santa pace da vere amiche –.
La fisso interdetta.
L'idea di altre patatine fritte mi strozza lo stomaco.
Così mi esce inaspettatamente un no.
La mia amica ci rimane male.
“Ho un po' di nausea. Mi sa che ho preso l'influenza” mi scuso mentendo.

Giovedì.
Faccio un sogno assurdo.
Mi trasformo in un wurstel: faccia a wurstel, braccia a wurstel, gambe a salsicciotto e due patate fritte come baffi.
Bleah.
Quando arrivo in cucina per la colazione sono di pessimo umore.
“Che ti prende Valentina?” mi chiede la mamma.
Mugugno.
“Mi spiace ma non ho fatto a tempo a comperare il ketchup” si scusa lei mentre mi mette davanti il solito piatto di wurstel e patatine.
“Non fa niente” borbotto.
E chi ce la faceva stamattina a mangiare pure il ketchup.

Venerdì.
Mi dispiaccio.
I miei fan non sono venuti a prendere la merenda così ora mi tocca mangiare il panino con il wurstel. Speravo proprio nello yogurt per recuperare un po' di buonumore.
Stavolta sono andati a fare lo scambio da Marta che da qualche giorno porta la pizza con i pomodorini.
Ma la mia amica non cede.
Dice che è poco serio fondare un fan club e poi dopo qualche giorno chiuderlo solo perché si è stufi di mangiare wurstel e patatine tutti i giorni.


Sabato.
Papà ci porta a mangiare la pizza.
Cavolo, sono felice.
Ammetto che incomincio ad essere un po' stufa di mangiare sempre la stessa roba.
“Ho organizzato tutto, non occorre ordinare” dice fiero papà mentre ci accomodiamo ai tavoli del ristorante.
Cinque minuti dopo arriva il cameriere con le pizze.
Una marinara per la mamma... deliziosa.
Una capricciosa per il papà...appetitosa.
Una prosciutto e funghi per Claudio...gnamgnam, e per me?
Una patatine e wurstel ...no, ma questa è una maledizione!


Domenica.
È  un quarto d'ora che rimesto la forchetta in mezzo alle patatine.
Claudio s'è già mangiato tutte le polpette e l'insalata.
Non amo l'insalata ma devo dire che ora darei la mia collezione di Barbie per un piatto fresco semplice non fritto.
Mamma se ne accorge: “Valentina, qualcosa che non va?”.
Penso che la preferivo quando si arrabbiava con me perché non volevo la sbobba.
Tutto questa accondiscendenza mi incomincia ad irritare.
Alzo le spalle.
“Guarda – mi dice – che riconoscere i propri errori è da persone mature, sì, insomma da grandi”. Ecco ha ragione da vendere.
Ma mi rode da morire, da morire.

Notte.
Si dice che la notte porti consiglio. Io non lo so ma di sicuro ho capito che non posso più andare avanti così.
Ok, non c'è niente di più buono di wurstel e patatine ma dopo dieci giorni il mio corpo, il mio stomaco, la mia pancia gridano vendetta, implorano pietà.
Non riesco a dormire e ho un solo pensiero fisso: le zucchine e i pomodori che dormono quieti nei cassetti del frigorifero.
Quest'immagine mi tormenta tanto che a un certo punto non ce la faccio più.
Corro in cucina, apro il frigo e mi riempio la bocca di tutta la verdura cruda che trovo.
Mi ingozzo neanche fossi una che si è persa nel deserto e che, dopo giorni senz'acqua, trova finalmente un'oasi.

Giorno.
Alle prime luci dell’alba mi arrendo e alzo bandiera bianca.
Imploro mio padre per avere un goccio di latte nel bicchiere e qualche fetta biscottata.
Basta w&p.
Supplico mia madre per una merenda di frutta o yogurt.
Non avrò più fan ma preferisco vivere.
Al ritorno da scuola, per pranzo, prego Antonia che mi dia un piatto di pasta in bianco olio e parmigiano.
Non ci avevo mai riflettuto ma è buonissima.
Non solo.
È  così nutriente e leggera che nel pomeriggio studio con una tale velocità che quasi mi faccio paura.
A cena quando mi siedo a tavola, indovinate che fuma nel mio piatto? Sì, la sbobba con le zucchine e i pomodori galleggianti.
“Che dici – mi fa la mamma – sei pronta per le verdure adesso?”.
La guardo e senza dire una parola affondo il cucchiaio nella minestra e oplà giù in gola.
Tutto sommato dopo un centinaio di wurstel e chili di patatine fritte non è poi così male questa ratatouille alla mia maniera.

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